La storia del fumetto belga-francese, probabilmente originata da una branca estera del comic book statunitense, col tempo è arrivata a prendere le distanze dalle sue passate muse ispiratrici e ha cominciato ad assumere un’identità propria, inimitabile, portando in scena alcuni dei personaggi più riusciti dell’albero genealogico della nona arte: riuscireste mai a dimenticare Asterix e Obelix, i Puffi, Lucky Luke o Tintin?
Bruxelles: non se ne parla molto come le altre grandi capitali europee. Sappiamo che c’è il Parlamento Europeo, ma forse non ne siamo neanche così certi; probabilmente, dato che si parla di Belgio, ci troveremo valanghe di cioccolata e fiumi di birra, magari qualche chiosco di patatine fritte… Poco altro. Due cattedrali, quattro palazzi e una fastidiosa coltre di nuvole grigie che impedisce al sole di illuminarne le strade. Spesso, per chi non c’è stato, Bruxelles può essere sinonimo di vecchiume, politica, burocrazia; in una parola, noia.
Ma si sbagliano.
Il 31 agosto 1988, giorno deputato all’apertura della stazione metropolitana di Stockel, i pendolari si ritrovarono innanzi ad un enorme capolavoro di perizia e pazienza: su centotrentacinque metri di pareti erano stati dipinti tutti i centoquaranta personaggi delle avventure di Tintin, basati sui bozzetti iniziati dallo stesso Hergé e terminati dal suo studio nei mesi successivi alla dipartita, nel 1983. I lavori sono stati completati giusto in tempo per poter conferire alla città un po’ di quel colore, di quella luce che la natura le aveva negato.
Due anni dopo, nel 1990, a Frank Pé, disegnatore della serie di Broussaille, venne riservata una parete spoglia in rue du Marché-au-Charbon e vi ritrasse il suo protagonista: Broussaille, appunto. Neanche a dirlo, murales tanto imponenti presuppongono una preparazione e una progettazione piuttosto meticolosa.
Dal battito d’ali di una farfalla può risultare un uragano: dal 1991 gli spazi vuoti nel panorama urbano della città iniziarono, lentamente, a venir riempiti da figurazioni, vignette, macroscopiche opere d’arte con cui gli autori (o loro delegati) hanno tentato di conferire alle proprie creazioni degli spazi più consistenti, di dar loro vita tramite l’inserimento dinamico nella comunità dei kiekefretter; possiamo dire che l’esperimento è riuscito. Riuscito ancora meglio di quanto molti si sarebbero aspettati, in verità, dato che ancora oggi aumentano a ritmo di due o tre novità all’anno.
E così alle avventure di Tintin e alla passeggiata con Broussaille si sono aggiunti anche Asterix, i Galli e i Romani, i Puffi, Victor Sackville, Gaston Lagaffe e il Giovane Albert, solo alcuni dei più di cinquanta murales che punteggiano le pareti del centro. I loro autori si sono dimostrati più che abili nel mantenere l’anima e lo stile artistico dei fumetti da cui hanno tratto ispirazione, col risultato che questa “moda” si sta espandendo, specialmente negli ultimi tempi, nei comuni limitrofi e persino nelle provincie.
Un’iniziativa lodevole: dalla triste fama di cittadina noiosa, vecchia e conservatrice Bruxelles dimostra di poter alzare la testa e scrollare di dosso quell’infame nomea e vivacizzarsi, valorizzare questa insolita cultura tanto radicata nel cuore dei suoi abitanti; infine Bruxelles è diventata una città da sfogliare come le pagine di un libro, certi che, dietro il prossimo angolo, troverete un altro capitolo ugualmente sorprendente.
Gli alloggi qui sono numerosi e ce ne sono per tutti i gusti, quindi cosa aspettate? Prenotate e volate per un soggiorno a Bruxelles!
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