“Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”
Questo proverbio cinese non può descrivere meglio lo stato di un viaggiatore: tutto quello che si vive, si impara e si raccoglie fa crescere e ampliare la mente, rendendo il cambiamento una costante per ogni viaggio. I tragici attentati che hanno insanguinato l’Europa nell’ultimo anno e mezzo hanno portato moltissimi a interrogarsi su quale sia il vero senso di un’Unione Europea integrata e in grado di proteggere i propri abitanti. Molte ipotesi sono state passate al setaccio, non ultima il presunto fallimento del cosiddetto progetto Erasmus, ossia il viaggio e lo spostamento degli studenti universitari in giro per l’Europa senza confini. Ora, che l’Europa abbia forse fallito il compito che i suoi fondatori si erano prefigurati al momento della fondazione della CEE è possibile, ma ciò che è indiscutibile è che il vero spirito europeo è quello presente nei ragazzi e nelle ragazze che aderiscono a questo progetto.
La maggior parte di questi soggetti è nata tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta e ha potuto usufruire della progressiva apertura delle frontiere interstatali del Vecchio Continente, dall’applicazione della Convenzione di Schengen dal 1990 in avanti. Una vera e propria generazione che, non a caso, è stata soprannominata da media e studiosi la “Generazione Erasmus“, uno stuolo di giovani uomini e donne che non hanno paura di muoversi con ogni mezzo, in grado di parlare dalle tre alle quattro lingue e con competenze assai qualificate, che possono ulteriormente affinarsi una volta conseguita la laurea e, magari, trovato lavoro proprio all’estero.
Gli appartenenti alla Generazione Erasmus vivono in ostelli con coetanei provenienti non solo dal resto dell’Europa, ma pure da ogni parte del mondo, hanno una mente assai aperta e progressiva, sono ipertecnologici e conoscono bene le ultime tendenze in fatto di cultura e società, navigano continuamente sul web dal loro tablet oppure dallo smartphone, si tengono sempre aggiornati e comunicano con parenti e amici grazie ai social media. La classe lavorativa dell’immediato futuro è anche molto più flessibile rispetto alla maggior parte dei loro padri e dei loro nonni, abituati ad avere un lavoro sicuro nel Bel Paese e magari pure non lontano dalla propria casa, sempre che la disoccupazione non avesse colpito già all’epoca la provincia di residenza. Disillusi e spesso disincantati, i giovani che hanno aderito al programma Erasmus non sono certo dei fannulloni che amano solo passare le serate a fare baldoria con i loro coetanei stranieri e non danno esami universitari: nella maggior parte dei casi si tratta di persone già mature e responsabili, formate dalla lontananza da casa e la necessità di adottare un forte spirito di adattamento e di indipendenza.
La Generazione Erasmus ama spostarsi continuamente, imparare nuove lingue e le relative culture nonché fare nuove esperienze, vedere tradizioni differenti dalla propria e confrontarsi continuamente rispetto al proprio retroterra geografico e culturale. Collezionare ricordi e vedere posti sempre più belli diventa una passione per chi scopre l’adrenalinica sensazione del viaggiare e visitare posti nuovi, come una voglia di libertà e spensieratezza inspiegabile e soprattutto irrinunciabile. Dal 1987 a oggi sono stati oltre 3 milioni gli studenti universitari che hanno trascorso all’estero un periodo che va da un minimo di tre fino a un massimo di nove mesi, con un’età media compresa tra i 23 e i 26 anni e studi eterogenei, che vanno dalle materie umanistiche fino a quelle scientifiche. Grande risalto è stato dato al programma in particolare per quanti si sono diretti a Bruxelles o Strasburgo, le capitali delle più importanti istituzioni europee, e nonostante i recenti fatti drammatici che hanno colpito il Belgio e il resto dell’Europa la Generazione Erasmus continua imperterrita a viaggiare e confrontarsi, per ampliare ulteriormente i propri orizzonti cognitivi.
La forte competizione esistente tra gli studenti universitari fa sì che si cerchino degli elementi extra per valorizzarsi (e valorizzare il proprio Curriculum Vitae) e riuscire quindi ad imporsi nel mondo del lavoro come la persona giusta per un determinato ruolo. L’Erasmus e le diverse esperienze all’estero sono senza ombra di dubbio dei punti fondamentali per valutare un candidato in qualsiasi campo professionale. Le sfide alle quali è sottoposto uno studente erasmus sono molteplici e ognuna di queste richiede grandi capacità di problem solving e pensiero laterale, caratteristiche di certo ricercatissime soprattutto in ambienti internazionali. Ecco allora che il progetto Erasmus diviene leva di differenziazione che unisce l’utile al dilettevole, rendendo decisamente appetibile il profilo dello studente.
Tra le mete più gettonate vi sono la Spagna, soprattutto con Barcellona e Valencia, il Portogallo con Lisbona e la Germania con Berlino. Molto richieste sono anche alcune città del nord europa come Edimburgo, Dublino e Stoccolma. In generale, comunque, è possibile affermare che tutte le maggiori capitali europee ospitano ogni anno migliaia di studenti di altri paesi contribuendo a rincorrere quel meraviglioso obiettivo di creare un enorme spazio comune di scambi, collaborazioni e rapporti pacifici dove le differenze non sono ostacoli da superare ma elementi da ammirare e conoscere, e dove le culture si incrociano imparando le une dalle altre a crescere quando serve e a permanere quando è possibile. Infine, l’instaurarsi di relazioni e di amicizie così forti da abbattere ogni confine geografico e contro ogni debolezza del tempo non può che darci delle rosee speranze su un futuro migliore per noi e per chi verrà.
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